La Storia |
Di MONTEMALE si hanno notizie fin dal 1098, quando Rodolfo, signore del luogo, e la moglie Richelda donarono alcuni possedimenti al monastero di Savigliano. Un atto del 1155 tratta di una permuta di edifici in Vottignasco da parte di un certo “Dominus Henricus filius Gossi Montismali “, mentre nel 1160 il ”Dominus Auricius de Montemalo“ (probabilmente la stessa persona) donava alla canonica di Oulx i canoni che gli spettavano ad Alma, Caldano, Morinesio, Stroppo e Prazzo.
Tutto induce a credere che quell’Auricio fosse dell’antichissimo casato dei signori che s’intitolavano di Montemale e che si dicevano provenienti dalla stirpe marchionale di Busca.
Nel 1170 con Gugliemo i MONTEMALE divennero vassalli dei marchesi di Saluzzo estendendo i loro possedimenti non solo su quelle alpestri regioni, ma anche su Vottignasco e su una parte della stessa città di Saluzzo dove dimorarono lungamente, insigniti di nobili cariche dai principi saluzzesi. Il loro stemma era un cuore rosso in campo azzurro. Nella seconda metà del 1200 il controllo del feudo di MONTEMALE cambia più volte in funzione dei continui mutamenti di alleanza tra i signori locali. Il marchese Enrico di Busca, dalla cui casata si pensa debba aver avuto origine la famiglia dei MONTEMALE, nel 1244 faceva omaggio di quanto possedeva in territorio di MONTEMALE al comune di Cuneo, mentre nel 1265 fu il marchese di Saluzzo, Tommaso I, a cedere MONTEMALE al Conte di Provenza.
A questi avvenimenti possiamo aggiungere quanto riportato dal Muletti. Il 20 marzo del 1281 il marchese Tommaso I stipulò un trattato con i signori di Busca i quali si assoggettarono a Saluzzo. Il trattato fu visto dai Cuneesi come un’implicita rivendicazione di tutti i territori di MONTEMALE e Dronero, compresi quelli che loro consideravano appartenenti alla città di Cuneo.
Nello stesso anno, mentre il Marchese scacciava i provenzali raccoltisi nelle vicinanze di Borgo San. Dalmazzo, i Cuneesi attaccarono e conquistarono i luoghi di Dronero e di MONTEMALE senza incontrare difficoltà, al riguardo il Muletti scrive “…i quali, essendo privi di presidio e pressoché senza difesa, dovettero arrendersi alla forza del nemico…”.
Se non che nel luglio dello stesso anno il duca di Calabria, che si trovava in Provenza, dispose la pace tra i contendenti restituendo i sopraccennati luoghi al marchesato.
L’inciso riportato è importante perché definisce questi luoghi privi di difesa implicitamente negando l’esistenza della roccaforte di MONTEMALE dal momento che in molte vicende storiche successive questa dimostrò di essere inespugnabile, difendibile con pochissimi uomini e tanto potente da cadere solo con il tradimento. Tutto questo potrebbe farci pensare che la creazione della roccaforte sia posteriore almeno ai suddetti fatti, ma antecedente alla guerra, con i Manfrediani nel 1339, citata non solo dal Casalis.
Infatti in quell’anno Manfredo signore di Cardè insieme ai comuni di Cuneo, Fossano e Savigliano attaccarono MONTEMALE “… avendone assalito il castello nel 1339, ed essendo riusciti vani i loro sforzi di impadronirsene, ed anzi essendo stato prigione dagli assediati il saviglianese Beggiano loro capitano, montati in furore misero a fuoco e a sangue il paese di MONTEMALE e le circonvicine campagne...”
Secondo quanto riportato dal Casalis gli ultimi membri della famiglia dei MONTEMALE a reggere il Castello furono Giovanni e Giacomo, cacciati dopo essersi alleati a Manfredo signore di Cardè.
La storia è poi stata ripresa da L. Massimo secondo il quale il marchese Federigo II di Saluzzo, in seguito all’alleanza dei Montemale con i Provenzali, tolse loro il feudo «pro periculis guerrarum» e lo diede unitamente a quelli di Cervignasco, Valgrana, Monterosso e Pradleves, a suo fratello Eustachio di Saluzzo nel 1384. Gli antichi signori, banditi dal marchesato, si stabilirono a Cuneo dove la famiglia dei MONTEMALE ebbe per qualche tempo un ruolo preminente nella vita della città.
Un approfondimento sui fatti inerenti al suddetto passaggio di potere, che rappresenta una svolta fondamentale nella storia del luogo sancendone il definitivo passaggio da feudo vassallo a parte integrante del Marchesato di Saluzzo, ha fatto sorgere principalmente due dubbi: il primo legato alla data in cui i MONTEMALE furono esiliati a Cuneo, dal momento che il G. Casalis e L. Massimo citano due guerre che differiscono nel tempo di cinquantotto anni, il secondo legato al 1384, data non certa della prima investitura di Eustachio di Saluzzo a signore di questi territori.
Ricostruiamo la storia partendo da Tommaso marchese di Saluzzo durante entrambe le guerre citate, e dei suoi cinque figli: il citato Federigo erede del marchesato; il secondogenito Galeazzo che prese il nome da Galeazzo Visconte di Milano, suo avo materno, al quale il padre lasciò le terre di Brossasco, Melle, Frassino, Sampeire, San Eusebio, Ponte, Chianale e Bellino oltre a nominarlo signore di Venasca.( La Valle Varaita); Azzo così chiamato da Azzo Visconte signore di Milano, fratello della madre Riccarda contessa Di Saluzzo, che ebbe in dono i luoghi di Monasterolo, Castellaro, Sanfronte, Paesana, Crissolo, Oncino ed Ostana. ( La Valle Po); Eustachio fu il quartogenitoriguardi al quale il Muletti riporta con precisione di un lascito paterno di duemila fiorini, senza però indicare una data precisa sulla sua nomina a signore di Valgrana, Monterosso e Pradleves :“ Eustachio, a cui lasciò il padre duemila fiorini d’oro, e che poi signore di Valgrana, Monterosso e Pradleves.”; Luchino il più giovane.
Nel 1360 Federigo, nel contempo divenuto marchese, si oppose in guerra al duca Amedeo di Savoia ed il comportamento tenuto in tale occasione dai cinque fratelli fu determinante per le sorti del conflitto. Infatti se Federigo si alleò con Bernabò Visconte consignore di Milano i suoi quattro fratelli si schierarono con il duca Amedeo. Il Muletti a proposito riferisce che “ I fratelli Galeazzo, Azzo, Eustachio, Luchino malcontenti dell’alleanza da Federigo contratta col Visconte, e ben conoscendo la forza del conte Amedeo, stabilirono di provvedere a sè stessi staccandosi dal fratello marchese. Sottomisero perciò le loro terre al conte di Savoia, .....”. Quanto riportato lascia pensare che i fratelli del marchese, compreso Eustachio, fossero all’epoca già signori delle loro terre Inoltre, in risposta alla donazione fatta da Federigo a Bernabò Visconte di Milano di tutte le sue terre, il conte Amedeo decise di soddisfare le richieste di Manfredo signore di Cardè, che andava sostenendo di essere signore di diritto delle terre Saluzzesi, donandogli i luoghi di Racconigi, Revello e Carmagnola.
I territori di Dronero e MONTEMALE, insieme a quelli posseduti dai fratelli Galeazzo e Azzo, non vengono inclusi tra le terre contese fino al 1363, quando li troviamo citati in un documento che riporta la trascrizione di lettere contenenti le vertenze arbitrali tra i marchesi di Saluzzo ed i Savoia, redatte per dirimere la proprietà di detti luoghi.
Una di queste, datata 5 agosto 1363, contiene una lettera dell’imperatore Carlo IV inerente la restituzione dei soli territori di Saluzzo e Dronero a Federigo marchese di Saluzzo sancendo la proprietà del Duca Amedeo di Savoia su Busca, Costigliole, Scarnafigi, Cavalerleone, Bonavalle, Monasterolo, Ruffia, sulla Val Grana ed i territori appartenenti a Galeazzo ed Azzo de Saluzzi.
I territori appartenenti ai fratelli di Federigo non vengono quindi riannessi al marchesato, ma lasciati sotto il loro diretto controllo. Infatti il Muletti riporta che il duca Amedeo, dopo la conquistata di Busca del 9 marzo 1360, confermò ai gentiluomini del Piemonte suoi alleati tutti i privilegi. Dobbiamo infatti aspettare il nuovo marchese Tommaso, figlio di Federigo, per assistere al loro parziale reintegro nelle terre del marchesato.
Una conferma potrebbe venire dalla trascrizione di un documento che città “…Carlo I re di Sicilia dona il luogo di MONTEMALE ai Marchesi di Busca Manfredo ed Altri 1292 - e Carlo II lo dà al Marchese di Saluzzo Manfredo IV 1307 –Tommaso marchese di Saluzzo lo inf. al figlio di Saluzzo Eustacchio 1344 –che ne rende a Falletti Antonio ½ 1372 26 marzo –il quale lo rende al marchese Federico che lo inf. al fratello di Saluzzo Eustacchio 20 agosto 1384…”. Pertanto l’inizio della dominazione diretta dei Saluzzo su MONTEMALE potrebbe aver avuto origine prima della data del 1384, più precisamente nel 1344, ed essere caratterizzata a partire dal 1360 dalla completa indipendenza dal marchesato mantenuta fino al 1407. Anno in cui il marchese Tommaso figlio di Federigo, trovandosi nel suo castello di Dronero, dirime una disputa tra il Comune di Valgrana ed suoi feudatari Costanzo, Giovan Federigo e Giorgio de’ Saluzzi figli Eustachio successivamente nominati dallo stesso marchese signori di Valgrana, Monterosso, Pradleves e MONTEMALE con l’obbligo futuro di rendere l’omaggio di detti territori ai legittimi marchesi di Saluzzo. Atto che sancisce il loro ritorno all’interno del marchesato.
Il Casalis fa risalire al 1437 la data in cui i tre i figli di Eustachio si divisero il retaggio paterno e indica come unico signore dei feudi, di MONTEMALE, di Monterosso, di Pradleves e di parte di quello di Cervignasco, il secondogenito Giovanni Federigo. La datazione contrasta sia con quanto sopra citato, sia col fatto che Eustacchio all’epoca avrebbe avuto novant’anni.
Inoltre furono soltanto i due figli Costanzo e Giovan Federigo ad ereditare i possedimenti paterni, mentre il terzogenito Giorgio prese i voti e divenne decano della chiesa di Puy nel Velay. Ai figli di Giovan Federigo, Goffredo e Jacopo de’ Saluzzi, si deve la nascita rispettivamente delle famiglie dei Saluzzi di Montemale e dei Saluzzi di Monterosso.
A quell’epoca militava nel campo imperiale Augusto de’ Saluzzi figlio naturale del Marchese Giovanni Lodovico di Saluzzo. Il Maggi lo inviò da Giovanni Federico per convincerlo a trattare con gli assedianti garantendogli l’immunità. Questi accettò ed il Maggi cercò dapprima di convincerlo alla resa promettendogli favori da parte dell’imperatore. Trovatolo però irremovibile, violando la parola data, lo arrestò e lo fece condurre sotto al castello minacciando di ucciderlo sotto gli occhi degli assediati se questi non si fossero arresi. Essi allora, nonostante le proteste di Giovanni Federico, uscirono dal castello per salvare la vita del loro signore. Una croce di legno segnava il punto dove, secondo la tradizione, Giovanni Federico sudò sangue al vedere la resa dei suoi soldati. Gabriele figlio di Giovanni Federico, commendatore di Marmaglia, ricordato insieme al fratello Michele Antonio nell’epigrafe del 1588, entrò giovanissimo nell’ordine gerosolimitano e divenne in seguito gran Priore di Capua e di Messina.
Gli antichi signori, banditi dal marchesato, si stabilirono a Cuneo dove la famiglia dei MONTEMALE ebbe per qualche tempo un ruolo preminente nella vita della città.
Suddetto passaggio di potere rappresenta una svolta fondamentale nella storia del luogo sancendone il definitivo passaggio da feudo vassallo a parte integrante del Marchesato di Saluzzo.
Ai colori di Saluzzo succedettero poi quelli dei Savoia.
Nei conseguenti fatti risulta che la proprietà dei suddetti luoghi viene con il passare del tempo suddivisa tra vari eredi perdendo progressivamente d'importanza.
Il castello esisteva ancora negli ultimi anni del XVII sec. come risulta da alcune perizie che lo descrivono in avanzato stato di abbandono. L'edificio probabilmente non fu mai riparato tanto che nella seconda metà dell'ottocento vengono vendute come materiale da costruzione alcune parti.
Dalla metà del XVIII sec. fino agli anni '30 del secolo scorso dei ruderi del Castello non si hanno più notizie.
Nel 1933 l'Ing. Savio, industriale di Savona, ma con origini di Dronero, lo acquistò all'asta.
Il nuovo proprietario ricostruì l'edificio, utilizzando gli antichi resti e rispettandone in parte la pianta. A questa ricostruzione risalgono le parti più pregevoli del Castello come il salone d'onore ed il torrione centrale che ospita la scala principale.
A partire dal 1938, per qualche tempo il Castello fu adibito ad albergo.
Nel 1954, alla morte dell'Ing. Savio, il Castello venne donato alla Curia di Genova che lo utilizzo come luogo di ritiro per i suoi seminaristi.
Per essere adibito a questo utilizzo il Castello fu ristrutturato, ricavandone un notevole numero di stanze e servizi. Venne inoltre costruita ex novo una nuova ala sul fianco nord-est della ricostruzione d'inizio secolo.
Nel 2005 il Castello viene ceduto a una società privata, per lo sviluppo del progetto di recupero e valorizzazione ad uso turistico ricettivo. |